Nelle feste in tempo di Covid, tra i piatti della tradizione, la cacio e pepe diventa un must. Difficile da realizzare con le proporzioni perfette, arriva sulla tavola in versione sugo pronto di 530 Ettari. E il barattolino piace anche agli chef stellati…
Anche per Pasqua le forti restrizioni per il Covid non fermano la voglia degli italiani di sentirsi in famiglia. E come richiamare la tradizione se non con i piatti delle grandi tavolate? Nel periodo tra la Vigilia di Natale e l’Epifania in tempo di covid, sono finiti sulle tavole degli Italiani ben 70 milioni di Kg di Pasta , il 20% in più rispetto al 2019. E’ quanto emerge da un’elaborazione di Unione Italiana Food su dati Iri e Nielsen. Nella top 5 delle ricette più preparate spicca la “Cacio e Pepe” in versione tradizionale o anche più moderna.
Equilibrio e semplicità degli ingredienti sono le caratteristiche predominanti di questa salsa apprezzata da sempre. Ma tra dosaggi e tecniche di preparazione la cacio e pepe è tutt’altro facile da preparare. Ecco perché per i palati più esigenti viene in soccorso il sugo pronto Cacio e Pepe Bio di 530 Ettari, azienda nata dall’unione di due cooperative agricole laziali che collaborano da oltre 25 anni.
La cacio e pepe è tra i piatti della tradizione romana più amati al mondo. Le ricette spesso sono accompagnate da miti e leggende che creano un’aura di mistero e magia intorno ad esse. “ E’ considerato tra i più antichi e poveri piatti della storia e pare che la sua nascita sia legata alla tradizione dei pastori, i quali portavano nei loro zaini pecorino, pepe nero e pasta essiccata: tre elementi semplici ma che ben si conservavano anche durante i periodi in cui i pastori si allontanavano dalle case per condurre le greggi ai pascoli...” racconta Lisa Sardi, responsabile commerciale del brand 530 Ettari.
La cacio e pepe di 530 Ettari è tradizione ma anche molto di più… “È nata dall’idea di beneficiare dell’abbondante produzione del pecorino in azienda – continua la Sardi – Ma ci sono voluti quasi 4 anni di prove e tentativi per giungere ad una ricetta dal sapore equilibrato, in cui il formaggio conservasse al meglio la sua autenticità”
Siete quindi orgogliosi del sapore della vostra cacio e pepe?
“È il nostro segreto. Per ottenere questo sapore vengono utilizzati due tipi di pecorino: uno semistagionato ed uno con 18 mesi di maturazione che compongono il 75% del prodotto finale”
Se ho ben capito è un sugo fresco. E una volta aperto?
“E’ facilissimo da usare, basta solo mantecarlo delicatamente con la pasta e per questo è pronto all’uso”.
Mi è giunta voce che lo amano anche chef stellati…
”Te lo confermo. Lo hanno messo alla prova due chef rinomati quali Igler Corelli e Massimo Viglietti che, incuriositi dalla facilità di utilizzo, ne sono rimasti estasiati.
È anche vero che la cacio e pepe ispira tante varianti e molti chef la propongono in chiave più bizzarra. Sul litorale romano ad esempio, una delle versioni più gettonate è quella delle linguine cacio e pepe con le cozze dello chef Simone Curti di Ostia che aggiunge al piatto anche una grattugiata di scorza di limone. A Milano, invece, lo chef Gianluca Rossetti propone un risotto mantecato al franciacorta, cacio e pepe, in cui – si legge nella descrizione – la parte acida e quella grassa si uniscono per un gusto unico e saporito. La cucina è tradizione ma anche innovazione, per cui, anche con la cacio e pepe la fantasia è entrata in campo.
E voi, rispettate la tradizione o avete trovato un modo per personalizzarla? Come la preparate? Inviate qui le vostre ricette…o lo scatto del vostro piatto. Le migliori giunte in redazione saranno pubblicate sul nostro blog.